Il Rischio Maremoto
RISCHIO MAREMOTO
Attività Rischio Tsunami/Maremoto Regione Calabria
Il maremoto, in giapponese tsunami, è un fenomeno naturale costituito da una serie di onde marine prodotte dal rapido spostamento di una grande massa d’acqua. In mare aperto le onde si propagano molto velocemente percorrendo grandi distanze, con altezze quasi impercettibili (anche inferiori al metro), ma con lunghezze d’onda (distanza tra un’onda e la successiva) che possono raggiungere le decine di chilometri. Avvicinandosi alla costa, la velocità dell’onda diminuisce mentre la sua altezza aumenta rapidamente, anche di decine di metri. Nelle onde di tsunami è in movimento l’intera colonna d’acqua, dal fondo del mare alla sua superficie, e quindi le energie in gioco sono enormi.
Le cause principali sono: i forti terremoti con epicentro in mare o vicino alla costa, le frane sottomarine costiere, l’attività vulcanica in mare o vicina alla costa, le repentine variazioni della pressione atmosferica sul mare (meteotsunami), e, molto più raramente, la caduta in mare di meteoriti.
I maremoti non si possono prevedere perché, allo stato attuale delle conoscenze, non è possibile conoscere quando e dove si verificheranno i fenomeni che li generano. In mari poco ampi, come il bacino del Mediterraneo, i tempi di arrivo delle onde sono molto brevi e questo riduce i tempi utili per allertare la popolazione. Le aree comprese tra la Calabria e la Sicilia Nord Orientale e la Calabria e la Grecia Nord Occidentale sono particolarmente esposte a rischio tsunami, essendo caratterizzata dalla presenza di numerose faglie attive, frane e vulcani sommersi che, interagendo con l’ambiente marino, possono causare maremoti.
Nel Mar Tirreno insistono, inoltre, i vulcani dell’arco eoliano, anch’essi responsabili di maremoti, sia per l’innesco di frane, sia direttamente per l’attività eruttiva. Alcuni degli epicentri dei terremoti connessi con i maremoti ricadono sulla terraferma: in tal caso lo scuotimento sismico innesca frane sottomarine, a loro volta responsabili dei maremoti.
L’onda dello tsunami si propaga con una velocità che dipende dalla profondità del mare nel punto considerato. In mare aperto le onde di tsunami non superano l’altezza di qualche decimetro, tuttavia, avvicinandosi alla costa, vengono rallentate dai bassi fondali e si possono amplificare fino ad altezze di decine di metri: l’area interessata dal rischio tsunami dipende quindi dalle caratteristiche della costa.
In base alla configurazione del litorale, lo tsunami si manifesta sotto forma di una massa fluida che si alza in pochi secondi e penetra nella terraferma, spingendosi anche per molti chilometri nell’entroterra distruggendo edifici e trasportando anche massi e manufatti di enormi dimensioni. La massa fluida si abbassa poi altrettanto velocemente con un’azione di risucchio devastante.
La Direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri del 17 febbraio 2017, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 128 del 5 giugno 2017 stabilisce la “Istituzione del Sistema d’Allertamento nazionale per i Maremoti generati da sisma- SiAM”, che riguarda solo gli tsunami generati da terremoti, che sono, peraltro quelli più numerosi.
Il SiAM prevede in caso di evento l’emanazione di un allertamento che può assumere due livelli:
- arancione che indica che le coste potrebbero essere colpite da un’onda di maremoto con un’altezza s.l.m. inferiore a 0,5 metri e/o un run-up inferiore a 1 metro, intendendo con run-up la massima quota topografica raggiunta dall’onda di maremoto durante la sua ingressione;
- rosso indica che le coste potrebbero essere colpite da un’onda di maremoto con un’altezza s.l.m. superiore a 0,5 metri e/o un run-up superiore a 1 metro.
Gli scenari sono, pertanto due il primo dei quali prevede che l’area interessata sia quella costiera fino all’altezza di 1 m slm, la seconda si estende fino ad un livello non conosciuto e che può essere stimato con modelli matematici piuttosto complessi.
La Direttiva prevede la individuazione di alcuni “forecast point” che sono quelli per i quali il SIAM fornisce in tempo reale il livello di allerta e il tempo di arrivo teorico della prima onda di maremoto. Tali puti sono riportati nell’allegato 1 della Direttiva. Ogni comune rivierasco deve individuare quali sono i forecast point più vicini (forecast point di riferimento), in modo da trasferire al proprio Comune la previsione relativa a tali punti.
È da osservare che “La direttiva del Presidente del Consiglio – ribadendo come l’operatività del Sistema di allertamento si basi esclusivamente sulla registrazione ed elaborazione degli eventi sismici potenzialmente in grado di generare maremoti escludendo, quindi, tutte le altre potenziali fonti di uno tsunami – elenca anche peculiarità e limiti del SiAM, ricordando tra l’altro che, date le caratteristiche del Mediterraneo, un bacino relativamente piccolo e chiuso, e i tempi incomprimibili della registrazione e valutazione dei dati sismici, non garantisce che l’impatto di un maremoto sulla costa sia sempre preceduto dall’emissione di un messaggio di allerta così come che a un messaggio di allerta faccia sempre seguito uno tsunami.”
Vedi a riguardo il Decreto del Capo del Dipartimento della protezione civile del 2 ottobre 2018 recante le “Indicazioni alle Componenti ed alle Strutture operative del Servizio nazionale di protezione civile per l’aggiornamento delle pianificazioni di protezione civile per il rischio maremoto” pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 15 novembre 2018, n.266. Inoltre, le aree interessate da tale rischio e relative ai due livelli di allerta (arancione e rossa) sono già state delimitate e le rispettive elaborate da ISPRA sono comprese nel suddetto documento e consultabili al seguente link: http://sgi2.isprambiente.it/tsunamimap/ .
CARTA SCENARIO DI EVENTO
In base alle considerazioni precedenti la carta degli scenari di evento deve prevedere due fasce soggette a rischio tsunami. La prima (fascia arancione) va dalla costa fino al livello topografico 1,5 m s.l.m., la seconda (fascia rossa) va dal livello 1,5 al livello 10 m s.l.m. La scelta del valore 1,5 è legata all’incertezza connessa alla base topografica o al DTM utilizzato e quindi all’opportunità di assumere un valore più cautelativo rispetto al metro indicato dalla Direttiva. La scelta del valore 10 metri è anch’esso cautelativo e fa riferimento ai massimi valori di run up stimati nel corso di eventi storici in Calabria e Sicilia. Tale valore potrebbe risultare eccessivo nel caso di litorali molto pianeggianti, per cui è possibile fissare nel piano un valore più basso e comunque non inferiore a 6 m s.l.m.
CARTA SCENARIO DI RISCHIO
Per una idonea identificazione del danno e quindi del rischio bisognerà produrre, anche in questo caso una carta contenente gli elementi esposti presenti sulla costa. In particolare, bisognerà indicare le strade, gli edifici, le infrastrutture turistiche e le spiagge maggiormente popolate, presenti in ciascuna delle due fasce.
Ove ritenuto necessario i vari elementi potranno essere raggruppati in classi di rischio in base all’intensità locale dell’evento, valutata in funzione della quota altimetrica e della distanza dal mare e della vulnerabilità delle persone.
Nel piano di livello 1 si può assumere che il rischio sia lo stesso in tutta la zona inondabile.
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